Il 20 Novembre 2015 la Corte di Cassazione ha chiuso definitivamente la vicenda giudiziaria che ha coinvolto sette tra scienziati e esperti, intervenuti a una riunione convocata all’Aquila dal Dipartimento della Protezione Civile il 31 Marzo 2009, sei giorni prima della scossa catastrofica di magnitudo 6.3Mw del 6 aprile che provocò la morte di 309 persone e il ferimento di oltre 1500. Come si ricorderà, i sette erano accusati di aver effettuato una valutazione del rischio «generica e inefficace», causando con la loro condotta negligente la morte di 29 persone e il ferimento di molte altre. Dopo una condanna in primo grado a sei anni di reclusione e un verdetto ribaltato in appello la sentenza di Cassazione, pervenuta al termine di un processo durato oltre cinque anni, ha assolto definitivamente sei di loro, confermando una condanna a due anni di reclusione per il solo Bernardo De Bernardinis, all’epoca Vice Capo del Dipartimento della Protezione Civile. Al di là delle valutazioni giuridiche e penalistiche, che esulano dalle finalità di questo contributo, il processo alla cosiddetta "Commissione Grandi Rischi" traspone e attualizza molte questioni di grande rilevanza anche per le scienze sociali, che evidenziano le numerose contraddizioni della cosiddetta società del rischio (Beck, 2000) o risk centred society (Burgess, 2006). Il problema fondamentale riguarda, infatti, i modi e gli strumenti per gestire l’incertezza, che rimanda alla necessità di prendere decisioni di cui non è possibile conoscere l’esito: senza incertezza la decisione stessa sarebbe superflua. È un dilemma tipico delle società contemporanee, che ha una particolare rilevanza nell’ambito della Risk Governance1: «[s]i deve decidere su qualsiasi cosa senza alcun punto di riferimento nel futuro. È impossibile essere certi ed è necessario occuparsi di questa incertezza» (Japp e Kusche, 2008, p. 80). Il forte interesse degli studiosi per il terremoto aquilano del 2009 e per il processo penale ai sette esperti evidenzia diverse e rilevanti questioni teoriche ed epistemologiche sulla relazione circolare tra rischio e incertezza, che investono anche il modo in cui la giustizia si pone, o quantomeno dovrebbe porsi di fronte a questo genere di problemi. Si tratta, per inciso, di aspetti più volte toccati nella sentenza della Corte di Legittimità (Corte Suprema di Cassazione, 2016) che certamente meritano un approfondimento teorico.
La comunicazione dei rischi in contesti di incertezza interpretativa. Prima e dopo il 6 aprile 2009 / Cerase, Andrea. - (2016), pp. 105-134.
La comunicazione dei rischi in contesti di incertezza interpretativa. Prima e dopo il 6 aprile 2009
Andrea Cerase
2016
Abstract
Il 20 Novembre 2015 la Corte di Cassazione ha chiuso definitivamente la vicenda giudiziaria che ha coinvolto sette tra scienziati e esperti, intervenuti a una riunione convocata all’Aquila dal Dipartimento della Protezione Civile il 31 Marzo 2009, sei giorni prima della scossa catastrofica di magnitudo 6.3Mw del 6 aprile che provocò la morte di 309 persone e il ferimento di oltre 1500. Come si ricorderà, i sette erano accusati di aver effettuato una valutazione del rischio «generica e inefficace», causando con la loro condotta negligente la morte di 29 persone e il ferimento di molte altre. Dopo una condanna in primo grado a sei anni di reclusione e un verdetto ribaltato in appello la sentenza di Cassazione, pervenuta al termine di un processo durato oltre cinque anni, ha assolto definitivamente sei di loro, confermando una condanna a due anni di reclusione per il solo Bernardo De Bernardinis, all’epoca Vice Capo del Dipartimento della Protezione Civile. Al di là delle valutazioni giuridiche e penalistiche, che esulano dalle finalità di questo contributo, il processo alla cosiddetta "Commissione Grandi Rischi" traspone e attualizza molte questioni di grande rilevanza anche per le scienze sociali, che evidenziano le numerose contraddizioni della cosiddetta società del rischio (Beck, 2000) o risk centred society (Burgess, 2006). Il problema fondamentale riguarda, infatti, i modi e gli strumenti per gestire l’incertezza, che rimanda alla necessità di prendere decisioni di cui non è possibile conoscere l’esito: senza incertezza la decisione stessa sarebbe superflua. È un dilemma tipico delle società contemporanee, che ha una particolare rilevanza nell’ambito della Risk Governance1: «[s]i deve decidere su qualsiasi cosa senza alcun punto di riferimento nel futuro. È impossibile essere certi ed è necessario occuparsi di questa incertezza» (Japp e Kusche, 2008, p. 80). Il forte interesse degli studiosi per il terremoto aquilano del 2009 e per il processo penale ai sette esperti evidenzia diverse e rilevanti questioni teoriche ed epistemologiche sulla relazione circolare tra rischio e incertezza, che investono anche il modo in cui la giustizia si pone, o quantomeno dovrebbe porsi di fronte a questo genere di problemi. Si tratta, per inciso, di aspetti più volte toccati nella sentenza della Corte di Legittimità (Corte Suprema di Cassazione, 2016) che certamente meritano un approfondimento teorico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.